Struttura Complessa Patologie Colonna Vertebrale

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con delibera del 15 Maggio 25, a partire dal 1 Gugno 2025 assumerò l’incarico di direzione della Struttura Complessa di Patologie Vertebrali della ASST Gaetano Pini-CTO. Sono molto felice per l’incarico assegnatomi che onorerò al meglio delle mie possibilità e della mia preparazione.

Voglio ringraziare il Dr Salvatore Caserta che mi ha iniziato in questa difficile disciplina chirurgica, supportandomi molto.

Voglio ringraziare il Dr Brernardo Misaggi che ha poi creduto in me, contriubuendo in modo fondamentale alla mia crescita professionale e quindi alla mia nomina.

12 risposte

  1. Manuele

    Visto da lontano… Sicuramente meritato! Sono stato paziente del dott. La Maida per esiti di T7 in compressione-separazione (andata bene che è guarita da sola… solo con RX ai tempi del trauma in ospedale di provincia. Il lavoro che faccio oggi, su un tavolo di ferro rialzato dove appoggiare gomiti e stare dritto, con sgabello dove appoggiare i piedi, per fortuna, mi aiuta tanto.. vabbè). Mi è piaciuto La Maida, ha equilibrio ed ottime referenze. E poi… Per curiosità, mi sono addentrato un pochino microscopico nella chirurgia, da ignorante puro.

    Per un medico sono fondamentali la formazione ed il tenersi aggiornati.. e mettere sempre in discussione le proprie idee formative (anche se, specie in chirurgia vertebrale.. molto difficile penso). Può sempre venire fuori, dalla ricerca, dopo esperienze cliniche consolidate.. qualcosa di migliorativo! E badate bene… In rari casi, uno specialista, pure riconosciuto dalla comunità medica, non ci arriva a queste cose basilari, in modo pieno… Mi vengono in mente due nomi di specialisti del rachide… Ehm… Uno nel lombardo, G. B., che è molto bravo, ma ha il vizietto di voler essere tra i pionieri… Certo bisogna pur iniziare cose nuove ma… state attenti. Ed un altro… Molto più attempato, siciliano, che per la verità non penso sappia tanto di viti e barre.. Ma a fare le ortesi è molto bravo. Contrariamente al primo, pensa che la robotica spinale sia da buttare addirittura… Beh… Ce n’è uno molto bravo, diciamo… nel ravennate, che li conosce entrambi. Idee formative un po’ diverse da La Maida ma.. Anche lui mi piace. Saprebbe sicuramente documentare meglio di me ed eventualmente correggermi… 😜 Il ravennate, diceva che nei traumatismi vertebrali, un primario al Maggiore, della sua scuola rizzoliana, fosse il numero uno, e ci credo. Comunque non ci andai, perché inutile andare a Bologna per esiti di trauma risolto. Curioso come il culo, però, gli inviai TC e mi disse quello che già sapevo (operare solo in caso di dolore importante, che non era). Peccato non sia possibile alzare di quel centimetro, un soma guarito.. senza artrodesi lunga, hahaha. Cmq me ne frega ormai. Ero fissato. 😂

    Morale: dal dott. La Maida si può andare in fiducia. Credo proprio sia ben cosciente delle cose sopra, ben formato e di esperienza!

    Un buon saluto dottore. Buone cose!

  2. Manuele

    Dott. ma… Per curiosità. Se un soma per compressione-pinza con muro posteriore sostanzialmente integro, non guarisce da solo perche il medico non ha fatto bene il suo dovere (magari facendo solo rx senza interessarsi della dinamica dell’incidente..), ci si salva sempre con strumentazione più lunga giusto? Può subentrare osteonecrosi?

    Un Buon Saluto
    Manuele Ciceri

    • lamaida.ga

      Gentile Manuele,

      in linea di massima una strumentazione vertebrale lunga riesce a compensare bene e quindi a trattare anche instabilità vertebrali molto gravi.
      Oggi nel tentativo di essere sempre più mini invasivi si tende spesso a fare strumentazioni corte che però necessitano in molti casi di ricostruzione della colonna anteriore (corpectomia + protesi somatica)
      Alcune volte la frattura somatica pò certamente evolvere verso l’osteonecrosi.
      cordiali saluti
      Giovanni Andrea

  3. Manuele

    Interessante corpectomia più protesi. Però senza fare troppo i “fighetti”, come voi saggi dottori insegnate: un rachide deforme ha sicuramente un equilibrio compromesso, ma, chi più chi meno, può riuscire a farsi una vita abbastanza normale, anche a seconda del carico specifico d’esercizio. 😊
    ..il buon dott. Lolli so che è amico di strumentazioni più pesanti, ma non necessariamente ha la verità in tasca.

    Un Buon Saluto
    Manuele Ciceri

    • lamaida.ga

      caro Manuele,

      certamente ogni chirurgo esprime il suo giudizio ed utilizza la tecnica chirurgica che preferisce in relazione alla sua preparazione ed esperienza maturata nel tempo

      cordiali saluti
      La Maida

  4. Franco

    Gentile Dottore,
    si parla spesso di interventi per la correzione della scoliosi, anche in adulti, che gli ultimi anni diventano sempre meno invasivi e con recupero veloce e sereno, rispetto al tradizionale accesso aperto posteriore. Però, non si accenna mai al trattamento del gibbo, che sicuramente migliora con la riduzione della curva e la derotazione delle vertebre, ma che ricopre ancora un aspetto importante nella psicologia del paziente. Oggi si sa, la chirurgia non verge solo nella correzione ma anche al benessere psicologico del paziente.
    Desideravo sapere, perché non viene quasi mai considerata la toracoplastica durante l’intervento di artrodesi e quali sono le indicazioni per questo intervento e i possibili rischi?
    Grazie mille

    • lamaida.ga

      gentile Sig Franco,

      sono abbastanza “datato” per aver visto in gioventù, quando mi sono avvicinato a questa complessa chirurgia, gli ultimi interventi di toracoplastica eseguiti per migliorare l’aspetto estetico del gibbo del paziente durante gli interventi di correzione della scoliosi.
      La tecnica è stata abbandonata da parte della nostra scuola di chirurgia vertebrale (Gaetano Pini) per l’eccessivo rischio di complicanze intraoperatorie (pleurite, pneumotorace, emotorace) e post-operatorie (alterazione della meccanica respiratoria con conseguente impatto negativo sulla funzionalità polmonare). Alla luce di questa nostra esperienza la domanda chiave dunque è la seguente: chi sarebbe disposto a correre degli elevati rischi di possibile grave complicanza intraoperatoria oltre a sacrificare parte della sua funzionalità respiratoria in favore del miglioramento del gibbo?
      Comprendo le implicazioni psicologiche della presenza del gibbo residuo dopo una chirurgia correttiva per la deformità ma non è possibile a mio avviso effettuare un atto chirurgico su un paziente consapevoli dei rischi e delle conseguenze che quell’atto può avere sul paziente stesso.
      Spero di aver risposto al suo interessante quesito
      buona serata
      GA La Maida

      • Franco Navarretta

        Grazie mille Dottore, per la risposta e per la chiarezza di informazioni.
        Penso che sia proprio come dice Lei, perché questo tipo di intervento non si legga mai da nessuna parte, quindi non credo sia stato abbandonato solo dal Pini.
        Però mi assale un dubbio.
        Forse il fatto di averlo accantonato definitivamente, perché ritenuto troppo pericoloso, non ha dato modo alla chirurgia vertebrale di poterla studiare meglio e di non applicare tutte quelle tecnologie che oggi, molto probabilmente, sarebbero a disposizione e che avrebbero potuto, non dico azzerare, quantomeno drasticamente ridurre quei rischi, così temuti.
        Del resto, chi si aspettava prima del 1953 che le funzioni cardiache e polmonari si sarebbero potute arrestare per poter operare a cuore aperto e fermo. Se John Gibbon si fosse arreso, la cardiochirurgia, sarebbe ancora molto limitata.
        Lei mi risponderà che la chirurgia sul cuore, non ha nulla a che vedere con un problema estetico alla schiena. E anche questo è vero!
        Ma Lei sa com’è? Ognuno vive la propria condizione, come un piccolo dramma….

        • lamaida.ga

          gentile Franco,

          dice cose giuste ma tenga sempre presente che la ricerca chirurgica del continuo miglioramento delle tecniche non deve mai andare a discapito del Paziente.
          La linea che divide la ricerca di nuove tecniche chirurgiche dalla sperimentazione in vivo è molto sottile e non deve mai essere superata, per la sicurezza del paziente stesso.

          cordiali saluti
          GA La Maida

  5. Francesco

    Caro Doc,
    sono passati ormai 13 anni da quando, dopo la brutta frattura di T9 e T12, mi ha operato e stabilizzato con quella lunga fusione da T6 a L2.
    Oggi non posso che unirmi con gioia al coro di chi ti festeggia come nuovo Primario!
    Certo, il recupero non è stato una passeggiata e non si torna come prima, ma in fondo sto davvero bene: vado ancora in bici come ai vecchi tempi, mi alleno abbastanza costantemente e da qualche anno corro pure…
    Per tutto questo, penso proprio di essere il suo sponsor n.1!
    Congratulazioni di cuore, Doc!!!

    • lamaida.ga

      Caro Francesco,

      il tempo vola…. sono passati già 13 anni da quando ti ho operato ma mi sembra molto più vicino…. quasi “ieri”
      ti ringrazio moltissimo per le congratulazioni che mi fanno onore.
      sono molto felice che tu abbia ripreso tutti i tuoi sport ma questo gran bel risultato è il frutto di una buona chirurgia fatta a suo tempo ma anche e soprattutto dalla forza di volontà, costanza e caparbietà da vero guerriero che hai dimostrato nel tuo fantastico recupero.
      sono felice di avere uno sponsor come te…
      grazie ancora
      Giovanni Andrea

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